Le cariche da demolizione italiane WW2
- AndreaBG
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Le cariche da demolizione italiane WW2
Ciao a tutti, sono in cerca di informazioni e documentazione sulle cariche da demolizione utilizzate dagli italiani durante la seconda guerra mondiale, mi piacerebbe sapere di più anche sui loro sistemi di innesco e metodi di trasporto e confezionamento.
L'unico pezzo che conosco si tratta di un blocco da 200 gr. prodotto dalla ACNA ma immagino che ce ne siano stati altri.
Qualcuno ne sa di più?
L'unico pezzo che conosco si tratta di un blocco da 200 gr. prodotto dalla ACNA ma immagino che ce ne siano stati altri.
Qualcuno ne sa di più?
- Andrea58
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Sicuramente Stecol o Wingo sapranno darti un sacco di info. Sono "bombaroli" [icon_246 [icon_246 [icon_246
- AndreaBG
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Aspetto fiducioso allora
- wyngo
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Buona sera, dopo un consulto con il mio omologo e mentore Stecol , intervengo per portare un po di luce in questo topic, che comunque per certi versi ( mancanza totale di materiale cartaceo bellico relativo ai materiali regolamentari in dotazione) rimarra' oscuro.
Le pubblicazioni a cui attingere sono pochissime e tutte post belliche ma contengono dati che ci aiutano nella ricerca storica.
La prima pubblicazione, attendibilissima e altamente tecnica è :"Mine e bonifica dei campi minati", edita dal Ministero della Guerra nel 1946, che contiene i dati piu' aderenti al periodo bellico e ha direttamente attinto ai manuali dei materiali regolamentari militari, di cui poi si è persa traccia.
I materiali esplosivi in dotazione sono pochi e descritti minuziosamente e risultano quelli che praticamente sono impiegati ancora oggi ( con ovvi adattamenti tecnici )dalle unita' del Genio Guastatori e dagli Artificieri, per le operazioni militari e per la neutralizzazione dei residuati bellici.
Principalmente come esplosivo regolamentare era usato il Tritolo, un nitroderivato aromatico in cartucce, composte da esplosivo polverulento e poi compresso in formelle (avvolte da carta nera per preservare l'esplosivo dalla decomposizione indotta dalla luce solare) che potevano essere usate per lavori da mina e per le demolizioni, combinando le varie pezzature per creare cariche cubiche di maggiori dimensioni, per adattarle ad ogni esigenza operativa.
Nelle cartucce di esplosivo belliche, i fori ( visibili nei disegni ) per consentire l'innesco con detonatori, era doppio, nelle cartucce attuali (prodotte almeno dagli anni 70 in poi)il foro è singolo nel lato piu' corto.
Sono state impiegate anche anche cartucce prodotte con altri esplosivi molto piu' potenti come la Pentrite ed il T4 ( o RDX) confezionati nelle stesse formelle, in eguali pezzature.
Questi esplosivi avevano caratteristiche superiori ma anche superiori sensibilita' agli urti e al maneggio e per questioni di sicurezza furono flemmatizzate , ovvero desensibilizzate mediante la miscelazione in fase di confezionamento delle cariche, con paraffina o vasellina in piccole percentuali (5-10%) e con sostanze coloranti, per renderle facilmente identificabili.
Erano impiegate anche altri tipi di esplosivi cariche regolamentari ma in via di dismissione o consumo, risalenti agli anni 20-30 che erano costituite da materiali meno potenti e anche piu' economiche-
Infine erano impiegate miscele di esplosivi detonanti che venivano prodotte e utilizzate per riunire caratteristiche di due o piu' esplosivi e minori sensibilita' complessive.
...ma queste erano impiegate prevalentemente per il caricamento di ordigni esplosivi, con alcune eccezioni rarissime, per materiali destinati alle Forze Speciali che cominciarono a costituirsi negli anni 30 sotto l'impulso di quanto avveniva nel resto d'Europa ( Guastatori del Genio, Paracadutisti, Arditi e Incursori).
Le pubblicazioni a cui attingere sono pochissime e tutte post belliche ma contengono dati che ci aiutano nella ricerca storica.
La prima pubblicazione, attendibilissima e altamente tecnica è :"Mine e bonifica dei campi minati", edita dal Ministero della Guerra nel 1946, che contiene i dati piu' aderenti al periodo bellico e ha direttamente attinto ai manuali dei materiali regolamentari militari, di cui poi si è persa traccia.
I materiali esplosivi in dotazione sono pochi e descritti minuziosamente e risultano quelli che praticamente sono impiegati ancora oggi ( con ovvi adattamenti tecnici )dalle unita' del Genio Guastatori e dagli Artificieri, per le operazioni militari e per la neutralizzazione dei residuati bellici.
Principalmente come esplosivo regolamentare era usato il Tritolo, un nitroderivato aromatico in cartucce, composte da esplosivo polverulento e poi compresso in formelle (avvolte da carta nera per preservare l'esplosivo dalla decomposizione indotta dalla luce solare) che potevano essere usate per lavori da mina e per le demolizioni, combinando le varie pezzature per creare cariche cubiche di maggiori dimensioni, per adattarle ad ogni esigenza operativa.
Nelle cartucce di esplosivo belliche, i fori ( visibili nei disegni ) per consentire l'innesco con detonatori, era doppio, nelle cartucce attuali (prodotte almeno dagli anni 70 in poi)il foro è singolo nel lato piu' corto.
Sono state impiegate anche anche cartucce prodotte con altri esplosivi molto piu' potenti come la Pentrite ed il T4 ( o RDX) confezionati nelle stesse formelle, in eguali pezzature.
Questi esplosivi avevano caratteristiche superiori ma anche superiori sensibilita' agli urti e al maneggio e per questioni di sicurezza furono flemmatizzate , ovvero desensibilizzate mediante la miscelazione in fase di confezionamento delle cariche, con paraffina o vasellina in piccole percentuali (5-10%) e con sostanze coloranti, per renderle facilmente identificabili.
Erano impiegate anche altri tipi di esplosivi cariche regolamentari ma in via di dismissione o consumo, risalenti agli anni 20-30 che erano costituite da materiali meno potenti e anche piu' economiche-
Infine erano impiegate miscele di esplosivi detonanti che venivano prodotte e utilizzate per riunire caratteristiche di due o piu' esplosivi e minori sensibilita' complessive.
...ma queste erano impiegate prevalentemente per il caricamento di ordigni esplosivi, con alcune eccezioni rarissime, per materiali destinati alle Forze Speciali che cominciarono a costituirsi negli anni 30 sotto l'impulso di quanto avveniva nel resto d'Europa ( Guastatori del Genio, Paracadutisti, Arditi e Incursori).
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L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.
Leonardo da Vinci
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- wyngo
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Questi esplosivi detonanti necessitavano di appropriati sistemi di innesco (micce, detonatori ed esploditori) , che vennero rapidamente messi a punto, sfruttando la conoscenza esplosivistica civile e le nuove conoscenze tecniche che si stavano sviluppando dagli anni 20 in poi ( cariche cave e relative incamiciature o liner)poi largamente impiegate da tedeschi ed italiani e solo successivamente dagli Alleati.
e relative tecniche di impiego...
Trattasi di materiale di pubblico dominio liberamente reperibile in rete e privo di alcuna classifica di segretezza.
Francesco
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- AndreaBG
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Grazie mille, tutto davvero molto interessante!
- fert
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
una foto di 12 anni fa.....
cassa per 500gr, riutilizzata dai tedeschi 1944
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- wyngo
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.
Leonardo da Vinci
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Da quanti chili in totale era la cassa??
- stecol
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Re: Le cariche da demolizione italiane WW2
Aggiungiamo anche qualcosa sulle cariche cave da demolizione di produzione nazionale, sulle quali naturalmente non esiste uno straccio di documentazione redatta nel periodo bellico.
Dato che già nella prima metà degli anni '50 erano state destinate al solo uso addestrativo, visto che erano in dotazione materiali di origine angloamericana sicuramente più validi, si può speculare sul fatto che fossero state messe a punto in periodo bellico.
In teoria risultavano in servizio due modelli di carica cava di produzione nazionale, la circolare da 150 g. e l'allungata da 750 g., detta anche "tegola".
I valori di penetrazione in acciaio RHA@90° non erano particolarmente esaltanti, 20 e 30 mm rispettivamente, ma usandole in maniera idonea, oculata ed "en masse" , qualcosa si poteva fare anche con questo materiale.
Poi c'è l'oggetto del mistero, vale a dire la carica allungata da 1500 g. In teoria non esisterebbe in quanto non riportata da nessun manuale, ma nella pratica era utilizzata nelle mine anticarro a pressione modello C.C. 48.
Data una certa somiglianza con la 750 si potrebbe pensare che anche la carica allungata da 1500 g. sia nata per lavori di demolizione, ma poi sia stata adattata al nuovo uso con l'arrivo del materiale alleato.
La mina C.C. 48 può essere considerata una delle poche mine anticarro (se non l'unica) ad utilizzare una carica cava per spezzare un cingolo: sicuramente economica in termini di esplosivo, ma se il carro la investiva dal verso sbagliato poteva risultare poco efficace.
Dato che già nella prima metà degli anni '50 erano state destinate al solo uso addestrativo, visto che erano in dotazione materiali di origine angloamericana sicuramente più validi, si può speculare sul fatto che fossero state messe a punto in periodo bellico.
In teoria risultavano in servizio due modelli di carica cava di produzione nazionale, la circolare da 150 g. e l'allungata da 750 g., detta anche "tegola".
I valori di penetrazione in acciaio RHA@90° non erano particolarmente esaltanti, 20 e 30 mm rispettivamente, ma usandole in maniera idonea, oculata ed "en masse" , qualcosa si poteva fare anche con questo materiale.
Poi c'è l'oggetto del mistero, vale a dire la carica allungata da 1500 g. In teoria non esisterebbe in quanto non riportata da nessun manuale, ma nella pratica era utilizzata nelle mine anticarro a pressione modello C.C. 48.
Data una certa somiglianza con la 750 si potrebbe pensare che anche la carica allungata da 1500 g. sia nata per lavori di demolizione, ma poi sia stata adattata al nuovo uso con l'arrivo del materiale alleato.
La mina C.C. 48 può essere considerata una delle poche mine anticarro (se non l'unica) ad utilizzare una carica cava per spezzare un cingolo: sicuramente economica in termini di esplosivo, ma se il carro la investiva dal verso sbagliato poteva risultare poco efficace.
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AMTT - Armi, Munizioni, Tecniche e Tattiche, tutto il resto .....
Murphy's Law of Combat Operations Rule 22: The easy way is always mined.
Murphy's Law of Combat Operations Rule 43: Military Intelligence is a contradiction.
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